TÍTULO DO SIMPÓSIO:
La letteratura italiana del Novecento e del Ventunesimo Secolo in dialogo con le altre arti
PROPONENTES:
Fabiano Dalla Bona (UFRJ) - fdbona@gmail.com
Roberta Barni (USP) - rbarni@usp.br
Adriana Iozzi klein (USP) - adriozzi@usp.br
RESUMO DA PROPOSTA:
Una seria e puntuale riflessione sul rapporto tra arti figurative e letteratura non può prescindere da una seppur succinta analisi iniziale del valore dell’immagine. L’immagine, infatti, è elemento centrale tanto della poesia quanto dell’arte figurativa. L’immagine poetica, di tipo mediato, viene consegnata al fruitore al quale viene affidato il compito di configurarla nella propria mente. L’immagine pittorica è invece immediata, in quanto restituita direttamente ai sensi dello spettatore, la vista in particolare.
Il confronto dialettico tra arte e letteratura si snoda attraverso i secoli, sin dagli antichi greci che, pur esercitando le arti figurative a sommi livelli, le consideravano inferiori rispetto all’attività letteraria, poiché disprezzavano la componente manuale del lavoro artistico. Per arrivare più vicino ai nostri temi, è nella seconda metà del XIX secolo che il dialogo tra arte e letteratura si fa più stringente, nell’ambito di movimenti quali il Simbolismo e la scuola pittorica dei Nabis. Quanto appena detto fu solo un preludio alle compatte alleanze tra artisti e scrittori che informarono le battaglie culturali delle Avanguardie storiche del primo ’900.
Interessanti appaiono gli sconfinamenti dei letterati nel campo della pittura. Dai casi più acclamati di Ruskin, Savinio, Fiume, a quelli meno noti di Dario Fo, Joppolo, Montale, Pasolini, Buzzati. Sin dalle più antiche manifestazioni la letteratura ha infatti voluto gareggiare con la pittura: basti pensare alla tecnica dell’Ekphrasis, inaugurata da Omero nell’Iliade con la descrizione dello scudo di Achille (Martins, 2016).
Ma non è stato solo l’ardire degli Antichi a spingere gli scrittori a usare la penna quasi fosse un pennello; a questa tecnica ricorrono tutti quegli autori desiderosi di far passeggiare il lettore nel dipinto.
È il caso di D’Annunzio che utilizza l’Ekphrasis sia negli scritti giornalistici, sia nel suo romanzo di esordio Il Piacere, o il più recente Il cavaliere e la morte di Leonardo Sciascia. Un uso sistematico dell’Ekphrasis si ravvisa poi in Tabucchi, si pensi a La Traduzione: qui tutta la narrazione si rivelerà essere la descrizione di un’opera di Van Gogh raccontata a un cieco.
Ai nostri giorni, poi, non si può non pensare alla pervasività degli adattamenti da un medium all’altro, come ci ricorda Linda Hutcheon nel suo Teoria degli adattamenti: “Sarebbe sbagliato pensare di poter comprendere gli adattamenti considerando soltanto romanzi e film. Già in epoca vittoriana, ad esempio, si aveva l’abitudine di adattare veramente qualunque cosa, e in qualunque direzione possibile: le storie delle poesie, dei romanzi, delle commedie, dell’opera lirica, dei dipinti, delle canzoni, delle danze e dei tableaux vivants venivano costantemente adattate dall’uno all’altro medium e spesso viceversa. Oggi, noi postmoderni abbiamo chiaramente ereditato la stessa consuetudine, avendo inoltre a nostra disposizione un numero ancora maggiore di nuove materie, non solo il cinema, la televisione, la radio e i vari media elettronici, ma anche i parchi a tema, le ricostruzioni storiche, gli esperimenti di realtà virtuale”.
Questa sezione tematica intende riunire studi sui rapporti tra la letteratura e ogni altra arte, che si tratti di adattamenti o meno, particolarmente per quanto riguarda quegli autori che hanno operato tra il Novecento e il Ventunesimo secolo.
REFERÊNCIAS:
HUTCHEON, Linda Teoria degli adattamenti. I percorsi delle storie fra letteratura, cinema, nuovi media. Roma: Armando, 2011.
MARTINS, Paulo. Uma visão periegemática sobre a écfrase. Clássica, vol. 29, n.2, 2016. Disponível em https://revista.classica.org.br/classica/article/view/425
PALAVRAS-CHAVE:
Ekphrasis, intersemiosi, letteratura italiana del Novecento e del Ventunesimo Secolo